Siamo avvolti in un fraintendimento quotidiano.
Ci svegliamo al mattino con l’idea di dover essere compresi da tutti.
Poi, la delusione.
Dopo, sediovuole il dubbio
L’unica pretesa legittima: provare a comprendere noi stessi il nostro vivere.
Decifrarlo.
Scomporlo.
Aprirne un varco.
Senza fare le vittime.
E’ la pazza gioia.
“La follia è fragile nel senso che rinasce da una condizione umana non murata nelle sue emozioni, e chiusa alle emozioni altrui, ma solcata da una particolare vulnerabilità che la espone alle ferite dell’indifferenza e della noncuranza. La follia è fragile nella misura in cui fa sgorgare in noi alcune profonde realtà della condizione umana che restano altrimenti nascoste. Questo fiume ininterrotto che è la vita, questo fiume nel quale siamo quotidianamente immersi, ci travolge e non ci consente di riflettere e di riguardare cosa si nasconde nelle sue acque profonde, che sono poi le acque della nostra interiorità; e talora solo quando la follia è in noi le acque del fiume si arrestano, e in esse troviamo strutture di significato altrimenti visibili”.
(La fragilità che è in noi di Eugenio Borgna – ed. Einaudi)