“Sembra tutto scontato. Dove partorire? Ma in ospedale, naturalmente. Anche a me la cosa sembrava logica, anzi naturale. E invece durante i nove mesi mi sono informato, ho letto, studiato, parlato con vari medici e mi sono convinto che sia meglio non partorire in ospedale. Anzi evitare proprio ogni tipo di ospedalizzazione, se si può. Sono giunto alla conclusione che il luogo migliore per partorire è la propria casa. Perché bisogna riappropriarsi dell’esperienza del parto, soddisfare il bisogno di intimità. Il parto è un evento che appartiene prima di tutto alla vita della donna. C’è, finalmente dopo tanti secoli bui, una nuova consapevolezza che ha come effetto il desiderio da parte della donna di vivere il parto da protagonista, circondandosi delle persone di cui si fida, conservare un’aura di intimità intorno ad un momento che, dopo tutto, fa parte della sfera sessuale.
Basta con i tabù e le ipocrisie nascoste dentro i testi specialistici. Discernere il parto dall’ambito sessuale è allontanarlo dalla sua vera natura per poi snaturarlo, medicalizzarlo (quante sostanze chimiche vengono fatte prendere alla donna in gravidanza e prima, durante e dopo il parto) e quindi spersonalizzarlo. Come fosse una patologia. Così facendo la vita nasce innaturale e fuorviata. Negli ultimi anni le donne, fortunosamente o fortunatamente, stanno riscoprendo la fiducia nel proprio corpo e nel potere creativo. Che è il potere tout court. Non si vuole più delegare alla medicina un’esperienza che appartiene alla vita e non alla malattia.
Le implicazioni di questa scelta sono diverse e purtroppo anche spiacevoli, perché è un’esperienza che riguarda anche il sociale e il rapporto con gli altri. Perché quando nasce un figlio non solo i due genitori sono coinvolti, ma tutta la comunità. Decidere di partorire in casa in questa società chiusa diventa un fatto politico, un momento di sovversione quanto di eccentricità. In entrambi i casi si è visti male e possono nascere scontri. Dai vostri genitori, al bar dove siete habitué, è possibile che la vostra scelta non venga accettata. Bisogna saper affrontare l’ostilità, spesso frutto dell’ottusità e di convinzioni tanto salde quanto sbagliate. E bisogna farlo con calma e puntiglio.
Ma il parto in casa non è solo questo. Vuol dire che il bambino appena nato non verrà separato dalla madre, che dopo il parto si può godere senza limiti di tempo e di regole il primo incontro con il neonato. C’è poi il lato affettivo e spirituale della nascita, il senso profondo di una nascita nel rispetto della natura.”
Super tascabile consigliato a tutti. Una panoramica completa e godibile non solo dalle coppie in attesa. Si lo so, della gravidanza è naturale occuparsene e leggerne solo quanto ti travolge. Questo insolito racconto dei nove mesi è un mix equilibrato di serietà e ironia, che conquista fin dalle primissime pagine dedicate al sesso per poi avanzare senza tregua fino al parto. Barocci è un papà che ha deciso di scrivere la sua sull’essere “incinto” ed effettivamente di cose da dire ne ha. Alcune pagine dedicate alla donna nel frangente ormonale non potevano essere scritte con maggiore aderenza alla realtà dalla donna stessa. E non siamo di fronte ad un uomo avvolto nel misticismo, nella professione pedagogica o nell’ideologia di qualche strana filosofia naturalistica o new age. Barocci è un uomo normale da Champions League, che ha usato i 9 mesi per capire, osservare, comparare, studiare e prendere posizione su molte dimensioni che l’attesa di un bimbo propone.